Se siete interessati ad approfondire l’attuazione di strategie 2.0, in ambito museale, vi segnalo altri due esempi.
Uno è il Metropolitan Museum of Art (MET): visitate l’ampia sezione 2.0 del museo, intitolata MET Share.
Ci sono feed, podcast, e tutti i principali tools di condivisione.
Un altro esempio è il bellissimo Mart: Museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto. All’interno del website trovate l’ampia sezione community, dove è presente la pagina Mart 2.0.
Davvero interessante è la web tv del Mart: si possono inviare commenti che compariranno a fianco del video, e il canale è collegabile al proprio account Facebook.
Ciao, stavo facendo un giro su ‘Met share’ chiedendomi quali principi hanno ispirato questo museo ad espandersi sui social media. Secondo me, come la maggior’ parte dei musei, il Met non è disposto o non ha ancora compreso a fondo il significato del termine Web 2.0 o in quesato caso ‘share’. Ancora sono pochi i musei che sfruttano a pieno le potenzialita dei social media. Non hanno compreso o non sono disposti ad abbracciare la philosophia partecipativa e contributiva che stà dietro al 2.0. Usano i social media solo come ulteriori vetrine, facendo comunicazione e relazionandosi al pubblico in modo tradizionale (vedi tradizionalista).
Ciao Denis,
in effetti il più delle volte i musei utilizzano ancora i presidi social secondo una logica di “broadcasting”, senza sfruttare in pieno le possibilità di interazione e condivisione. Ma navigando un po’ si nota come la situazione stia evolvendo, e il banco di prova sarà l’imminente edizione di Museums & Web 2010.
Ti consiglio di leggere la mia intervista al Museo L. da Vinci di Milano che credo offra spunti interessanti, anche sulle possibilità offerte da facebook.
Se vedi in Rete progetti interessanti, non dimenticare di segnalarmeli, ok?
Ciao,
Simone