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Archive for the ‘Musei e foto’ Category

Me lo chiedo spesso navigando per siti museali: certo, all’interno del sito spesso si trovano splendide gallery o interattive slideshow di flickr (vedi MoMA Slideshow on flickr) ma trovo che le homepage siano spesso “scarne”  in termini visuali.

Recentemente ho fatto una ricerca relativa ai siti di automotive, e sono rimasto sorpreso dalle soluzioni visual adottate: ti devono vendere un prodotto e per questo te lo mostrano spesso in modo impeccabile. Anche per chi come me non è certo un appassionato del settore, risulta difficile non ammirare le immagini piazzate in bella evidenza già in homepage.

Prendete il caso della Panamera.

Lasciando perdere inutili paragoni tra vendere prodotti e “vendere” cultura, mi chiedo semplicemente come mai i musei non sfruttino meglio quell’incredibile patrimonio di immagini di cui spesso dispongono.

Non sono un esperto di webdesign, ma non vi piacerebbe arrivare sul sito di un museo ed essere accolti da una slideshow ad alta definizione che mette in evidenza esterni, interni, collezioni, eventi?

Qualche giorno fa sono stato letteralmente rapito dalla breve slideshow presente nella home del sito relativo al prossimo festival internazionale di giornalismo: un biglietto da visita che vale mille volte di più di qualsiasi descrizione, offerta o spot.

Bhè, se avete 10 minuti liberi vi propongo una sfida da veri detective culturali: riuscite a trovare esempi di homepage museali degne di nota relativamente all’utilizzo delle immagini?

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Ci sono progetti che mostrano in modo nitido quelle che sono le potenzialità dei nuovi media applicati ai contenuti artistici/culturali: ne abbiamo visti diversi, soprattutto grazie a progetti come Flickr The Commons.

I questo senso è esemplare il progetto di valorizzazione delle fotografie The American Image di John Collier Jr. scattate durante la seconda guerra mondiale: un website interattivo (collegato a flickr) che consente di “lavorare” con queste foto, soprattutto a scopo didattico.

Come?

Attraverso tre possibili azioni di approfondimento:

  • Comparazione delle foto
  • Commenti e approfondimenti sulle tecniche fotografiche
  • Montaggio User Generated del proprio clip video

Ecco come si presenta la home page: semplice, immediata, senza fronzoli ma con tutte le info che servono.

The American Image

Se volete sapere di più su come è stata organizzato tecnologicamente il progetto, andate qui

La cosa forte è che per ogni azione c’è una guida scaricabile in pdf per gli insegnanti: in questo modo nelle scuole sarà possibile avere tutto il necessario per svolgere al meglio l’attività didattica. Un accorgimento non da poco. Guardate ad esempio come è organizzata la pagina di Shooting Script.

Chi ha curato il progetto?

The American Image: The Photographs of John Collier Jr. was developed with a grant from the National Endowment for the Humanities. The Maxwell Museum of Anthropology and College of Education’s Technology & Education Center (TEC) at the University of New Mexico collaborated with Ideum to develop this interactive website

New media + Musei + Didattica. Niente male.

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In due brillanti post Jim Richardson prova a spiegare i benefit, per l’attività museale, derivanti dall’utilizzo di Blog e flickr.

Per quanto riguarda flickr, ormai ci sono moltissimi musei nel mondo che utilizzano questa piattaforma e anche io ne ho scritto in diversi post (vedi Come utilizzare Flickr “The Commons”). Jim offre un rapido elenco di esempi d’utilizzo di questo strumento:

  1. Opening up the archives
  2. Contributing to exhibitions
  3. Crowd-sourcing advertising
  4. Crowd- sourced curating on Flickr
  5. To engage audiences with games

Trovate screenshot e dettagli nel post Five ways in which Museums are using Flickr.

E’ davvero straordinario vedere progetti così creativi realizzati grazie al web e con pochi soldi investiti: idee valide, anche di puro intrattenimento, che denotano una grande attenzione all’esperienza dell’utente/fruitore.

Indianapolis Museum of Art > IMA Blog

Per quanto riguarda i blog museali, anche qui l’argomento è stato trattato più volte e infatti, nel post di Jim, non ci sono sostanziali novità ma comunque tante cose utili e da tenere bene in mente se si vuole affrontare l’avventura di un blog museale. Ecco le domande che si pone:

  • Why museums should blog
  • What to write on a museum blog?
  • Who should write your museum blog?
  • How often should a museum blog?
  • Get ready for a conversation!

Vi consiglio dunque di leggere il post Why museums should blog: breve, chiaro e utile come spesso capita con gli articoli di Jim Richardson.

Secondo voi manca qualcosa ai punti sopra esposti? Io credo di si e infatti lo si trova nei commenti all’articolo.

Che ne pensate? Ci sono esempi brillanti di blog museali italiani? O dell’utilizzo originale di flickr? Sarei felice di scoprirlo!

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Nuovo servizio in casa Google, per effettuare ricerche attraverso le immagini: l’applicazione, chiamata Goggles, è disponibile per gli Android phones.

Il progetto è molto interessante, anche se è ancora alle fasi iniziali e non sicuramente perfetto. Comunque sia, se da ora in poi vedete un quadro e desiderate saperne di più, basterà puntare la fotocamera del vostro telefonino.

Ecco un’immagine esplicativa.

Goggles > Artwork

Che c’è di nuovo rispetto ad altri servizi simili?

Goggles also uses location information to help identify objects, but its ability to recognize millions of images opens up new possibilities. “This is a big step forward in terms of making it work in all these different kinds of situations,” said Jason Hong, a professor at the Human Computer Interaction Institute at Carnegie Mellon University. (NYT)

Ecco qua il video tutorial dell’applicazione.

Che ne dite?

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Ho già scritto più volte che nel campo dei new media applicati ai musei, il rischio di cadere in pure e inutili lezioni di stile “tecnologico” è alto: in questo senso è interessante la riflessione di NewCurator relativamente alle azioni che Google ha intrapreso con alcuni musei.

Vi ricordate le iniziative con  Prado e Iraq museum? No?

Allora provate a leggere Museums and Google .

Che dite? Contributo informativo o voglia di Pr da parte dell’azienda di Page e Brin?

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buildAR

L’incontro Common Groud tenutosi recentemente a Sydney (di cui vi avevo già parlato in un precedente post), è stato l’occasione per presentare un’applicazione che mescola la cosiddetta realtà aumentata con l’attività 2.0 del museo, in modo davvero brillante.

Ho già scritto diversi post relativi all’intensa attività online del Powerhouse Museum di Sydney e precisamente sulla loro massiccia presenza fotografica all’interno del progetto The Commons su Flickr: bene, questo loro materiale è stato riutilizzato da Rob Manson e Alex Young per creare un’applicazione di Augmented Reality.

In che modo?

I due hanno caricato 400 immagini storiche di Sydney prese dall’archivio Commons del museo come POIs (pubblici punti di interesse): in questo modo, girando per Sydney e puntando la camera del nostro device è possibile vedere in tempo reale le immagini di come era quel luogo anni e anni prima, ricevendo anche molte informazioni direttamente da Flickr o dalle schede del museo.

buildAR_2

We’re in the process of creating layers for a lot of people at the moment and another great example is with the Powerhouse images that were released into the Flickr Commons. We loaded over 400 of these images as public POIs so now you can wander around Sydney with your phone and see beautiful historic images of the local area around you. You can then just tap on the POI/photo and you get the option to go directly to the Flickr page for that image, or even better straight to the Powerhouse page with all the historic information and the original image.

Potete leggere l’intervista realizzata da Seb Chan ai creatori dell’applicazione e del Mobile Reality Browser Layar, qui.

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Museo Diffuso Torino

Museo Diffuso Torino

Uno dei ruoli del museo è  quello di conservare testimonianze della storia della società: il museo non contiene solo oggetti ma si occupa del patrimonio culturale a 360°, e la memoria è parte integrante di questo patrimonio.

Proprio come il ruolo del museo non si esaurisce nella conservazione degli oggetti, anche la memoria non va solamente conservata: oggi ci sono strumenti che consentono di “vivere” la memoria partecipando alla sua conservazione e promozione.

Come il resto del patrimonio culturale di cui fa parte, la memoria va promossa in modo adeguato.

Grazie alla Rete tutte queste operazioni – conservazione, promozione, partecipazione – hanno acquisito, e tuttora stanno acquisendo, nuove forme: basti pensare alla digitalizzazione delle collezioni e alla condivisione di queste con un pubblico mondiale oppure il successo di archivi multimediali online.

Questa “mediamorfosi” ha aperto nuove modalità di fruizione dei contenuti (Paini):

  • Tutto il nostro patrimonio culturale sta acquisendo nuove forme e nuove modalità di fruizione
  • Siamo passati dall’era della riproduzione tecnica (Walter Benjamin) all’era della riproducibilità digitale
  • Questo passaggio ci offre la possibilità di “vivere ciò che viene digitalmente riprodotto”
  • non tanto e non solo in riferimento agli artifici digitali, che ci possono consentire un’immersione virtuale nella “memoria”

Un esempio in questo senso è “Il Museo Audiovisivo della Resistenza di Massa Carrara e La Spezia”. Il museo, nato nel 2000 e situato a Prade di Fosdinovo (MS), utilizza tecnologie multimediali per coinvolgere il pubblico e spiegare le lotte partigiane.

Museo Audiovisivo della Resistenza

Museo Audiovisivo della Resistenza

Paolo Pezzino, professore ordinario presso la Facoltà di Storia dell’Università degli Studi di Pisa, spiega chiaramente modalità e obiettivi del progetto:

Il museo di Fosdinovo non è solo un luogo di conservazione della memoria storica dei protagonisti di quell’epoca, dato che l’interattività consente al visitatore di incontrare e organizzarsi un suo proprio percorso, invitandolo ad interagire con racconti, fotografie, filmati; non è stato organizzato secondo canoni museali tradizionali e rappresenta la fusione di un’antica tradizione orale con le più moderne tecnologie audiovisive

E’ evidente l’intenzione di andare oltre il semplice ricordo della nostra storia, adottando nuovi codici per comunicare la storia: libri virtuali che il visitatore può sfogliare, animazioni video e audio che propongono interviste e approfondimenti ai protagonisti, la compresenza di immagini, volti e voci narranti.

 

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common_groud_Flickr

Il 2 e 3 ottobre 2009 le istituzioni presenti su Flickr The Commons (ho già spiegato questo progetto in altri post) proietteranno  all’interno dei propri spazi espositivi le foto più votate dagli utenti, attraverso un’unica  slideshow.  Se avete un account Flickr c’è ancora qualche giorno per votare le vostre immagini preferite.

Il progetto intitolato “Common Ground – The global Flickr Commons Meetup October 2&3” sarà un’occasione d’incontro tra la comunità globale di flickr e le realtà locali vicine ai vari musei: inoltre è un modo per ringraziare tutti gli utenti che hanno taggato, commentato, visto e annotato le immagini pubblicate.

Common_Ground

La curiosità è che questo progetto di scala mondiale è nato da scambi di mail tra prestigiose istituzioni mondiali: precisamente l’idea è venuta a Shelley Bernstein (Brooklyn Museum), Ryan Donahue (George Eastman House) e Paula Bray (Powerhouse Museum).

Ennesimo esempio di quello che può portare un onesto, intenso e informale scambio di idee e progetti tra varie istituzioni: leggendo gli obiettivi di Common Ground si capisce subito la passione e la voglia di utilizzare le possibilità del Web per diffondere e accrescere la conoscenza.

Common Ground is challenging the notion of the museum professional selecting images to show the public. The aim of Common Ground is to have the community-curated slideshow seen by as many people as possible even after the event is over. We want this to be available for other purposes too – it will be able to be downloaded and used by teachers and others after Common Ground is finished.

Come abbiamo già visto per il progetto Democracy, sono sempre di più le iniziative che stimolano l’utente alla partecipazione con i contenuti museali.

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Powerhouse Museum > Homepage

Powerhouse Museum > Homepage

Dopo un brevissimo periodo di ferie, sono di nuovo qui e vi segnalo una bella presentazione realizzata da Paula Bray del Powerhouse Museum relativamente all’utilizzo di Flickr “The Commons“.
L’utilizzo di Commons da parte del PhM rappresenta un caso di successo e un esempio di condivisione di contenuti nel Web.
Maggiori dettagli sulla presentazione sul sito di MW 2009.
View more documents from Paula Bray.

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George P. Hall & Son > Brooklyn Bridge (1905)

George P. Hall & Son > Brooklyn Bridge (1905)

Nel corso dell’estate 2008 anche un altro prestigioso museo ha deciso di partecipare a The Commons di Flickr.

Il George Eastman House è il più vecchio museo fotografico del mondo e uno dei più prestigiosi centri per la conservazione della fotografia.

Le prime immagini inserite risalgono al periodo tra il 1890 e la prima guerra mondiale: eventi politici europei e orientali, i primi dagherrotipi scattati a Boston per finire con i primi autocromi, il primo metodo per ottenere foto colorate, inventato dai fratelli Lumière nel 1904.

Come sempre vi ricordo che per gli scatti raccolti in The Commons c’è la possibilità si scaricare le immagini in varie definizioni.

Cliccando sull’immagine sottostante potrete andare direttamente ad una slideshow che mostra la Grande Mela nei primi anni del ‘900.

Culver Terminal

Culver Terminal

Questa è una breve presentazione dello studio che realizzò gli scatti.

George P. Hall & Son was a commercial photography studio that operated out of Manhattan from 1886 through 1914. The studio produced views of New York City at the turn of the century.

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