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Qualche giorno fa ho parlato di ThingLink, uno strumento online utile per inserire hot-spot multimediali nelle immagini con l’obiettivo di arricchire il contenuto informativo da condividere online.
Ma lo strumento che più mi ha colpito è Wibbitz. Davvero impressionante. In cosa consiste? E’ molto semplice. Prendete il feed rss del vostro blog o sito e il sistema lo elabora producendo un video con testi, immagini, musica. Non solo: se il testo è in inglese, c’è pure un voice over a raccontarvi le news.
E ancora: ad ogni notizia mostrata nel video c’è anche il link all’articolo di riferimento. Davvero un gran bel lavoro.
Sfortunatamente qui sul blog ho problemi a fare l’embed del video realizzato e quindi vi pubblico i link alle mie prove: ho realizzato 3 clip video con le ultime notizie del blog del MoMA,  della mia rubrica su Il Fatto Online e delle recenti notizie pubblicate sul blog dello Smithsonian.

Naturalmente il video creato è embedabile nel proprio blog, e il player si può personalizzare così come la musica di sottofondo.
Per scoprire chi sono i 5 ragazzi che hanno ideato questo splendido strumento andate qui.

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Continua la sua marcia in modo inarrestabile: nuova fase e numeri sempre più impressionanti per il progetto Google Art Project, che rende disponibili opere in alta definizione con un solo click, oltre ad una serie di altre funzioni di aggregazione e condivisione. (Leggi anche Virtual Tour/2: Google Art Project)

151 musei in 40 paesi
oltre 6.000 artisti
piu’ di 32.000 opere

Al momento per l’Italia ci sono gli Uffizi di Firenze e proprio recentemente si sono aggiunti al progetto i Musei Capitolini di Roma.

Prima di perdervi fra capolavori, gallerie e artisti, date un’occhiata al canale youtube dedicato al progetto: trattandosi di Google, i video “how-to” non sono niente male!

 

 

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“Think big. We’re looking for complex questions that will generate new ideas, new visions and new conversations.”

Questo il concetto chiave che sta dietro l’iniziativa Ask SmithSonian. Tramite un form online gli utenti possono inviare domande complesse “sfidando” i ricercatori dell’istituzione.
Ogni mese viene scelta la domanda ritenuta più interessante e una lunga e completa risposta sarà pubblicata sul Magazine del museo. Certo, niente di particolarmente innovativo, ma sono sempre e comunque importanti segnali di una istituzione con le orecchie tese e gli occhi aperti.

C’è anche un video.

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Il Brooklyn Museum rappresenta senz’altro una best practice per quanto riguarda la comunicazione online. In questo senso, se ancora non avete esplorato la sezione online “exhibitions“, fatelo subito per scoprire come si mostrano in modo chiaro tutte le informazioni circa mostre, eventi, installazioni permanenti: due colonne, abstract facili da leggere con immagine in preview e un menu sulla sinistra con 5 pratici punti per vedere cosa c’è attualmente in museo, cosa ci sarà e l’archivio delle mostre passate.

Nessun gioco multimediale o effetti speciali di sorta, ma tutte le informazioni di base sono condivise in modo chiaro consentendo una piacevole fruizione.
Tutto qua? Niente affatto! Provate a selezionare una mostra: scegliamo ad esempio “Sanford Biggers: Sweet Funk—An Introspective“.

Ecco che si presenta una struttura molto ben disegnata e che si mantiene poi per tutte le altre mostre senza mai mandarci in confusione: menu sulla sinistra fisso, immagine in anteprima con abstract e ampia descrizione sottostante. Tutto questo si arricchisce di una serie di contenuti multimediali sulla destra.
Qui a seconda della mostra ci possono essere spazi dedicati a video, slideshow, particolari applicazioni di engagement (provate la sezione participate di questa mostra ad esempio!) audio e un box multimediale immediatamente riconoscibile con 4 aree: Media, Talk, Print, Events.

In sostanza quindi, all’interno di una sola pagina vengono mostrati tutti i contenuti relativi a quella mostra: in particolar modo si uniscono i contenuti più istituzionali con elementi UGC (come i commenti degli utenti nella sezione “Talk”).
Davvero un gran bel lavoro!

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Dedico il secondo post di oggi ancora al Museum Of London perchè non mi ero ancora imbattuto in un museo con il proprio profilo su Scribd, piattaforma che consente di condividere documenti online.
Museum Of London ha dunque un profilo su questa piattaforma, personalizzato con la propria immagine coordinata (www.scribd.com/MuseumofLondon), dove sono stati caricati 79 documenti: volantini, locandine, brochure informative, paper sull’uso delle applicazioni mobile, ecc.

I contenuti sono stati visualizzati  oltre 163.000 volte e l’account conta 89.000 followers.
Ovviamente Scribd è perfettamente integrato con tutti i principali Social Media e consente anche un’ottima fruibilità via mobile.

Passando un attimo dalla gestione del contenuti testuali a quelli video, vediamo come il museo ha presentato la mostra Pirates: The Captain Kidd Story. Un vero e proprio exhibition trailer sui pirati! (che si stia cavalcando un po’ troppo il successo della saga con Johnny Depp?).
Ad ogni modo questo è solo uno degli ultimi esempi di exhibition trailer e dato il successo del contenuto “video” in rete (di gran lunga la tipologia di contenuto più apprezzata e condivisa dagli utenti) ne vedremo sempre di più.

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Dopo una corposa ristrutturazione riapre le sue porte domenica 2 ottobre Het Scheepvaartmuseum, The National Maritime Museum di Amsterdam.
In questi giorni lo staff museale ha aperto anche la propria pagina Facebook (tra l’altro con una splendida welcome page con tanto di slideshow).

L’iniziativa che sta facendo il giro del web è legata proprio al lancio del video che promuove la nuova fanpage (e il museo ovviamente). Lavoro grafico, astuzia, e tantissimo “sense of humor”…
Non perdete il video qui sotto, condiviso proprio qualche ora fa.

 

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Ci sono spazi digitali che sfruttano in pieno le potenzialità offerte dai contenuti multimediali, dove la storia viene raccontata in modo modernissimo ma senza mai perdere nulla in termini di profondità d’analisi.
Un esempio è il website (pluripremiato) dedicato alla casa di Anne Frank.

Tutto il sito ha una fruizione davvero piacevole, i contenuti condivisi sono moltissimi e presentati con cura. Ci sono risorse ad hoc per gli insegnanti e i ragazzi delle scuole, oltre ad una nitida scelta di navigazione tra “La storia di Anne Frank” e “Visita il museo”.
Tra le risorse multimediali si distinguono la cronologia per immagini e il tour 3D (questo non ancora in lingua italiana).

Timeline

La timeline, che mescola testi ed immagini, è davvero eccezionale. Inoltre ci sono ricchi suggerimenti di navigazione, oltre a colori che definiscono i vari periodi presi in esame. Provate a sfogliarla e sarete subito presi dalla voglia di continuare ad indagare, leggere, guardare.

Anche il tour in 3D è ben fatto con immagini e video nei vari punti di interesse. Personalmente trovo la timeline più informativa e di facile consultazione, ma certamente anche la visita virtuale è di forte impatto.

Ecco qua anche il making of.

In conclusione, una pagina fondamentale della storia mondiale analizzata e raccontata in modo davvero esemplare.

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Con un po’ di tempo a disposizione, e una domenica non propriamente spettacolare, ho girovagato un po’ in rete scovando un blog su musei e nuovi media decisamente interessante e che non conoscevo: Museum geek.
Qui ho trovato una segnalazione relativa la progetto “The ShipSong” realizzato dalla Sydney Opera House.

Sostanzialmente si tratta di un video che mostra i punti di forza dell’istituzione e delle arti che questa vuole promuovere reinterpretando un classico di Nick Cave: il video è decisamente ben fatto e ricco di passione.

Decisamente bello anche il minisito realizzato su Youtube, youtube.com/theshipsongproject, nel quale troviamo link agli altri presidi social ma soprattutto un utilizzo di video full screen, grandi immagini e una “pulizia” di realizzazione che rendono il tutto molto emozionante.

Una cura di realizzazione che trovate anche sul sito istituzionale: personalmente trovo utile e ben fatta la navigazione delle tre sezioni in evidenza: Happening Now, What’s On e Connect.

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Dal 6 all’8 luglio a Dusseldorf in Germania si tiene la conferenza Communicating the Museum 2011.
Da segnalare l’utilizzo di Tumblr come blog del progetto: notizie e presetazioni si mescolano insieme con tantissimi colori e font. Dopo una prima caotica impressione devo dire che mi piace molto e soprattutto rende bene l’idea di dinamismo che circonda il progetto.
Molte info le trovate anche sul sito istituzionale: www.communicatingthemuseum.com.
Qui trovate il programma che per questa edizione è incentrato sulla Visitor Experience.

Per seguire live l’evento su Twitter: #CTM11

A proposito di comunicazione museale, non perdete il video qui sotto:

Comunicare il Museo* from BAM! on Vimeo.

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Appena arrivato a Ferrara mi dirigo a prendere l’accredito stampa, e dopo appena 20 minuti mi trovo al cinema Apollo in quarta fila ad assistere all’intervento di David Randall dal titolo: “Citizen Journalism, l’informazione nell’era di Youtube”.

David Randall è senior editor del settimanale inglese Independet on Sunday. Al Festival, David affronta il tema della produzione di notizie attraverso l’uso di telefonini, videocamere e macchine digitali.

L’incontro ha inizio con una presentazione di Giovanni De Mauro, direttore di Internazionale, che spiega la scelta di ospitare alcuni blogger al Festival e contemporaneamente introduce David Randall: un giornalista della vecchia scuola, ottimo intrattenitore che parla con passione di queste nuove forme di giornalismo.

Il giornalista esprime in modo diretto due convinzioni: la prima è che il citizen journalism non soppianterà il giornalismo tradizionale, perchè sono due cose estremamente diverse, viaggiano su continumm diversi, ma forse lo modificherà. I media tradizionali, e così pure i singoli giornalisti, forse si trasformeranno in selezionatori di contenuti.

La seconda convinzione riguarda il fatto che il citizen journalism è uno straordinario mezzo di democrazia che aiuta la libertà di stampa. Tuttavia ad una domanda precisa, circa la possibilità di guadagnare con il citizen journalism è stato molto franco:

Scrivo libri perchè voglio dire qualcosa, non per fare soldi.

Ha però ammesso la possibilità che si sviluppi un mercato di queste nuove forme di produzione di notizie. Randall ha poi mostrato diversi video realizzati dai lettori di Internazionale, alcuni davvero ben realizzati.

Non sono mancate le domande dei ragazzi: dalle motivazioni  che spingono i cittadini a “trasformarsi” in reporter, alla credibilità di queste forme di gioranlismo, fino a quali scenari si prospettano per il futuro.

In conclusione è stato un bell’esempio di diffusione di cultura attraverso i nuovi mezzi, con video realizzati dagli utenti e con il piacere di vedere una sala gremita ed estremamente partecipe.

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