La mattina di domenica 3 ottobre mi sono recato al Cinema Apollo per assistere all’incontro “L’Africa in Rete: lo sviluppo arriva dal web” che ha visto protagonisti il giornalista ruandese Olivier Nyirubugara, lo scrittore keniano Binyavanga Wainaina, e la blogger keniana Ory Okolloh: gli ospiti mi incuriosivano molto e infatti l’incontro non ha disatteso le aspettative.
Riccardo Luna, direttore di WIRED Italia, ha condotto una dettagliata discussione insieme ai tre ospiti sull’informatizzazione in Africa tramite web e device mobili: ne è nata una panoramica su progetti, professionalità e voglia di comunicare che ha fatto emergere un “saper fare digitale” africano assai poco noto.
Ory ha parlato della sua esperienza di ushahidi.com, portale di aggregazione di contenuti, confermando che gran parte dello sviluppo tecnico del portale è avvenuto ad opera di giovani tecnici keniani. Molto appassionato è stato l’intervento di Binyavanga Wainaina, creatore del magazine letterario Kwani?, che ha espresso le sue perplessità circa alcune iniziative di informatizzazione dell’Africa “esterne”, non ultima quella di Negroponte del MIT.
Anche Olivier Nyirubugara ha raccontato il suo progetto Voice of Africa, che ospita una sorta di citizen journalism realizzato tramite telefonini.
Come per tutti gli appuntamenti di Festival Internazionale è poi venuto il momento delle domande del pubblico, e ci tengo a ricordarne una in particolare, per la risposta che ha ricevuto dagli ospiti.
Alla domanda di una ragazza sul perché di così poco spazio dell’attualità africana all’interno dei media europei e su cosa invece dovrebbero fare per averla sempre in agenda, la risposta di Ory è stata decisa:
nulla, non mi aspetto niente dai media occidentali o da qualsiasi altro, perché semplicemente dobbiamo essere noi a comunicare la nostra situazione, siamo noi che dobbiamo creare strumenti e canali per farci sentire, dal momento che in Africa esistono grandissime professionalità da questo punto di vista senza aspettare quello che fanno altri
Grinta da vendere e voglia di fare.
A evento terminato si è aperta la caccia alle interviste, e mettendomi in fila con altri blogger e “tradizionali” giornalisti ho scambiato due battute veloci con il direttore di WIRED Italia, all’interno della sala stampa: è stata l’occasione per chiedergli che ne pensa delle nuove forme di giornalismo, di micro pagamenti, e di una “fantomatica” tavola rotonda con il governo per parlare dell’innovazione italiana…
Potete trovare un mio articolo sul Festival anche qui.