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Il blog della conferenza Museums and the Web offre sempre molte notizie relative a progetti digitali dei musei di mezzo mondo. Tuttavia, come ho già scritto altre volte, i contenuti forse più interessanti sono quelli relativi alla ricerca del personale da parte di musei e istituzioni culturali (soprattutto USA).

Trovo questi annunci molto utili per 3 motivi:

  • spesso offrono esperienze lavorative davvero notevoli per chi è interessato ai nuovi media in ambito museale.
  • mostrano l’estrema attenzione che certe realtà culturali hanno nei confronti del digitale.
  • consentono di vedere sia quali sono le attività previste sia quali sono le competenze richieste. Ci si può fare dunque un’idea precisa delle nuove professionalità che molti musei vanno cercando.

In questo senso, il Metropolitan Museum of Art è alla ricerca di un Online Community Manager.

The Digital Media department is looking for an Online Community Manager to lead social media efforts for the Metropolitan Museum of Art. Working under the direction of the Senior Manager of Online Marketing & Community Development, the Online Community Manager will encourage, facilitate, and develop relationships with the Met’s online audience through a range of social media and networking sites.

Queste le attività previste:

* Provide daily content with SEO value, track metrics, monitor and respond to conversations
* Plan and implement creative programs to grow fan base, traffic to websites, and engagement
* Manage the Met’s communities on Facebook, Twitter, Flickr, FourSquare, Tumblr, and other social media
* Develop and manage editorial calendar for key social media initiatives, and publishing status updates and reports, as appropriate
* Moderate blog comments and participate in blog discussions
* Listen to users and solicit and interpret user feedback
* Translate feedback into actionable recommendations for audience and revenue growth
* Analyze and report on user activity data; develop the Museum’s understanding of visitors’ behavior and their connections to us online
* Moderate and be the voice of the community and the translator between the users and the Museum’s stakeholders.

Per quanto riguarda le competenze richieste e tutti i contatti, leggete il post completo qui.

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Nuova esclusiva “intervista 2.0” di Fucktorymuseum 2.0: dopo Mart, Genova Città Digitale, Museoscienza di Milano e Fondazione Musei Civici di Venezia, è la volta del MAXXI di Roma.

Il Presidente della Fondazione MAXXI, Pio Baldi, ci racconta l’approccio al mondo web e come sta andando l’attività nei canali social. Un contributo molto interessante che svela anche preziose indicazioni sulle attività digitali future della Fondazione.

Un grazie enorme per la disponibiltà al presidente Pio Baldi e a Prisca Cupellini.

MAXXI Community

C’è stata una pianificazione per lo “sbarco” del MAXXI sul Web? Avete analizzato qualche best practice per impostare le linee guida della comunicazione online?

La pianificazione della presenza e delle attività sul web del MAXXI è iniziata ben prima della sua apertura al pubblico. Inizialmente con una sezione di approfondimento all’interno del sito della direzione generale del MiBAC di cui era parte; successivamente, dal 2007, con un suo sito web che aveva l’obiettivo non solo di informare sulle attività in corso ma anche di monitorare e raccontare il cantiere e di creare un primo contatto, virtuale ma diretto, con il nostro pubblico online. I tre anni che ancora ci separavano dall’inaugurazione sono stati, non solo dal punto di vista della comunicazione web, un importante banco di prova e sperimentazione che ci ha visto attivi anche su Flickr e You Tube. Abbiamo poi voluto far coincidere l’apertura al pubblico del MAXXI con un completo restyling del sito e con l’inizio delle nostre attività su Facebook e Twitter.
Sicuramente ci sono esempi interessanti nell’utilizzo della comunicazione online sia in Italia (non possiamo non citare l’importante lavoro portato avanti dal MiBAC in questo ultimo anno) ma soprattutto all’estero (Brooklyn Museum, MoMA, Tate Gallery).
E poi blogger e voci autorevoli nel dibattito internazionale sulle nuove tecnologie della comunicazione, come Jim Richardson, Derrick de Kerckhove, e, ancora, gli appuntamenti annuali con conferenze internazionali su patrimonio culturale e web (Museums and the Web, Museum Next, ecc.)
Essere informati su ciò che accade è di fondamentale importanza ma l’informazione è il punto di partenza da cui prendere slancio e mettere in moto la nostra creatività.

Chi si occupa delle attività digitali del museo? C’è uno staff dedicato?

Si, certo, è stato creato un team preposto alle attività digitali all’interno dell’Ufficio Comunicazione.

twitter.com/MUSEO_MAXXI

Il museo ha una sua pagina Facebook, un profilo su Twitter, Youtube e Flickr: ci descrivete come si organizza l’attività di aggiornamento di questi profili? Ci sono riunioni per capire che “tono di voce” tenere sui vari profili oppure come rispondere ad eventuali critiche postate dagli utenti?

La scelta dei social network su cui avere una presenza “ufficiale” non è stata casuale né si tratta di “presenzialismo”. Sono state scelte delle piattaforme i cui differenti linguaggi ci permettono di dare tagli diversi ai nostri contenuti e alle attività proposte e soprattutto ci permettono di comunicare con pubblici diversi. Un calendario editoriale costantemente aggiornato ci permette di pianificare la comunicazione delle nostre attività. L’interazione con la nostra community è senz’altro la parte più interessante e stimolante: ci confrontiamo ogni giorno con commenti, opinioni, domande. Necessario essere quindi flessibili per essere pronti a cogliere spunti di dibattito, novità, suggerimenti, critiche. La nostra attività web è quindi giornaliera e il “tono di voce” utilizzato è senza dubbio più confidenziale e meno istituzionale rispetto a quello di altri canali ufficiali di comunicazione. Proprio per questo chi ci segue si sente libero di condividere idee, interessi, esperienze, opinioni.

Avete in programma di aprire anche un blog del museo?

Abbiamo riflettuto molto sull’opportunità dell’apertura di un blog e stiamo valutando la strategia editoriale migliore perché il progetto possa partire. Siamo sicuri, infatti, che un pubblico dinamico e curioso come quello del MAXXI porterebbe ad un confronto molto interessante.

Avete realizzato progetti che intrecciano attività online ed offline?

Abbiamo realizzato uno speed-contest che ha unito l’online con l’offline e i risultati sono stati davvero incoraggianti. Il nostro “vero” programma di attività e iniziative dedicate alla community del MAXXI avrà però inizio al partire da questo autunno.

Come risponde il pubblico alle vostre iniziative digitali? I social media vi stanno aiutando a migliorare la comunicazione con il pubblico?

Il pubblico del MAXXI è estremamente attivo e ricettivo. Avere un rapporto diretto e quotidiano con un numero sempre maggiore di persone ci permette di avere un feedback immediato sulle nostre proposte culturali e non solo. Ciò che vogliamo stimolare è infatti un confronto più ampio sul mondo della creatività contemporanea.

Il MAXXI su Facebook

Lo Smithsonian Istitution sta provando a lanciare Smithsonian Commons per facilitare la condivisione dei contenuti (video, foto, ebook, applicazioni, ecc.) con gli utenti. Voi avete intenzione di utilizzare il web esclusivamente come strumento di marketing (contest, promo a tempo, ecc.) oppure c’è in ballo qualcosa che va “oltre”, tipo progetti “didattici” che sfruttano le potenzialità della Rete?
Inoltre, un argomento di strettissima attualità è rappresentato dalle potenzialità del mobile: avete progetti circa il mobile “ interno” (audio guide, iPod, ecc.) o “esterno” (sito mobile, applicazioni per smartphone)?

Il pubblico dei musei è cambiato, sono cambiate le sue esigenze e di conseguenza è cambiato il modo di comunicare con esso. Obiettivo del MAXXI è utilizzare le nuove tecnologie per rendere l’arte e l’architettura sempre più accessibili e istaurare un rapporto sempre più diretto e interattivo con gli utenti, in modo semplice, veloce, efficace. Le nuove tecnologie danno, ad esempio, la possibilità di ampliare le modalità di visita e le informazioni da offrire al pubblico, sia dal punto di vista della quantità che della qualità. Inoltre, le applicazioni per smartphone hanno ormai una grande facilità di utilizzo e la nostra attenzione è rivolta anche a queste. Il sito mobile del museo, ad esempio, è già in corso di realizzazione e sarà accessibile a breve.

Per quanto riguarda l’attività digitale, quali sono i progetti per il futuro?

Molti i progetti in corso. Siamo interessati alle potenzialità offerte dai social network che utilizzano la geolocalizzazione. E poi alle applicazioni per smartphone e per iPAD che accompagnino i visitatori alla scoperta del MAXXI, delle sue collezioni e non solo. Ad esempio l’utilizzo del QRcode e di specifiche applicazioni permetterebbe ai visitatori di scegliere e personalizzare il proprio percorso nel museo e, al tempo stesso, di avere una guida multimediale che gli permetta di interagire con le opere e scoprirne i dettagli.
Stiamo lavorando, inoltre, per mettere a disposizione degli utenti il patrimonio audio e video del museo, raccolto in 10 anni di incontri, con artisti e architetti, curatori e critici, conferenze e convegni anche di respiro internazionale, tramite l’utilizzo di applicazioni per organizzare e riprodurre le nostre raccolte digitali. Presto tutto ciò sarà su iTunesU.

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museum-id_ning

E’ il titolo di un bel post all’interno della community di MUSEUM-id su Ning: in realtà sono diverse le domande rivolte a molti professionisti del settore tra cui Susan Chun, Peter Samis di SFMOMA e Seb Chan del Powerhouse Museum di Sydney.

Vi consiglio di guardare tutti i video caricati: qui ne riporto due.

* How does using social media benefit museums?

How do you create the cultural shift that’s necessary for social media?

La community in questione è ricca di contenuti e si presenta così: IDEAS exchange and SOCIAL network for MUSEUM professionals.

Tra le tante risorse c”è pure un gruppo su “Social media e musei”.

Buona esplorazione

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Per quanto riguarda il numero dei blog che un museo può realizzare è importante capire quante “storie” ha da raccontare.

Come sostiene Nina Simon nel blog Museum 2.0, tuttavia è importante partire con un solo blog, magari relativo ad una mostra temporanea, approfondendo la familiarità con lo strumento : aprire da subito diversi blog può creare confusione sia all’utenza sia allo stesso staff museale.

Una volta che il blog è stato “capito” dalla struttura museale è consigliato non utilizzarlo in modo troppo generico: un blog ha successo se è specifico su un argomento e non un’accozzaglia di temi privi di coerenza.

Per questo motivo vari musei hanno più di un blog, creando in questo modo “luoghi” di discussione relativi a singoli argomenti, con linguaggi propri e proprie comunità di riferimento.

Due esempi: The Manchester Museum e Walker Art Center

Manchester Museum > community > blog

Manchester Museum > community > blog


Walker Art Center Minneapolis > Blogs

Walker Art Center Minneapolis > Blogs

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Clicca sull'immagine per aprire la slideshow

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Situato a San Francisco, l’Exploratorium è un museo si scienze (ma non solo) di cui mi sono già occupato per i suoi splendidi video pubblicati sul proprio canale Youtube.

Tuttavia, per chi volesse approfondire il loro operato web, consiglio di visitare il loro sito dove spiegano approccio, premi vinti e attività web 2.0.

The Exploratorium is a leader in the movement to promote museums as informal education centers

The Exploratorium’s Web site is designed to extend the kinds of experiences our visitors have beyond the museum’s floor. […] This has changed the way formal and informal learning takes place, both in the classroom and in the home. […] For example, the site contains instructions for over 500 simple experiments, all of which may be viewed on any type of Web browser. (Exp)

Il sito, online dal 1993, ha circa 20 milioni di visitatori all’anno e un feedback digitale impressionante.

Lo staff museale, inoltre, cura diversi blog: andate qui per leggere le ultime news.

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Denver Art Museum

Denver Art Museum

Vi segnalo un post ed un articolo che affrontano il tema della community museale. Si parla spesso di come il museo, attraverso gli strumenti web, possa affrontare una conversazione informale e paritaria con il proprio pubblico: molto facile a dirsi, ma come si mette in pratica?

E’ quanto si chiede Jasper Visser nell’articolo Conversation is King, but how can he reach his people?

Ecco un pezzo del post molto significativo:

Conversation is king, definitely. It’s the core of social media. Something to talk about (content) is an inseparable part of conversation. Conversation, however, also requires equal partners. How can a museum about history in its role as source of information about history, be an equal partner in conversation with people who come to us for information?

A voi le possibili risposte.

Un’altra lettura che vi consiglio è l’articolo scritto da Gloria Goodale dal titolo “Museums’ new mantra: Connect with community”.

With the rise of powerful social-network tools on the Internet and a generation weaned on collective participation and decisionmaking, institutions must adapt or die, says Emlyn Koster, president of New Jersey’s Liberty Science Center, which just completed a $109 million renovation to increase its communitywide value.
“This generation is about social relevance and global connection,” says Mr. Koster, who calls this the third stage in modern museum evolution, following the 19th-century model of the curio cabinet guarded by experts, which gave way to an emphasis on interactivity in the 1960s

With the rise of powerful social-network tools on the Internet and a generation weaned on collective participation and decisionmaking, institutions must adapt or die, says Emlyn Koster, president of New Jersey’s Liberty Science Center, which just completed a $109 million renovation to increase its communitywide value.

“This generation is about social relevance and global connection,” says Mr. Koster, who calls this the third stage in modern museum evolution, following the 19th-century model of the curio cabinet guarded by experts, which gave way to an emphasis on interactivity in the 1960s

Buona lettura!

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eyelevel

Il SAAM è dedicato alla diffusione, alla spiegazione e alla condivisone dell’arte americana: fondato nel 1846 rappresenta la collezione d’arte più importante degli Stati Uniti.

L’idea di costruire il blog Eye Level del museo nasce nel 2004 e ha come preciso obiettivo quello di stimolare e impegnare il pubblico in conversazioni relative all’arte americana sfruttando le opere presenti nel museo.

Il museo è rimasto chiuso per lavori di rinnovamento quasi sei anni e mezzo a partire dal 2000: è durante questo periodo di rinnovamento che lo staff museale pensa di re-interpretare anche la comunicazione online, e quindi il rapporto con l’utenza.

eyelevel_obj

Il team iniziale che si occupava del blog era composto dal Chief of Information Technology, dal Head of New Media Initiatives, dal Producer in New Media e dal direttore.

Fu questo team che attraverso presentazioni in PowerPoint introdusse al resto del museo il progetto del blog: un processo chiave per avere un primo feedback interno, per ascoltare diverse opinioni e i primi problemi.

Tra questi ultimi, il problema principale era che si andava ad aggiungere ulteriore lavoro in un momento in cui il museo stava riaprendo e dove i diversi dipartimenti stavano già lavorando a progetti propri.

The blog would build community, connect to our museum’s mission, and be used as a powerful marketing tool in a ‘conversational mode’ rather than just a ‘broadcast mode.’ Rather than just disseminating information, as had been the role of museums for most of the 20th century, we wanted to use the blog to encourage a dialogue with our viewers. (MW)

Durante il primo anno di vita del blog i post realizzati furono 108 e i visitatori 127000 e non mancarono le prime controversie: tuttavia Eyelevel è un blog con moderatore, e i commenti degli utenti vengono seguiti con attenzione dallo staff.

Vincitore di numerosi premi, è uno dei blog museali più famosi al mondo.

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Blogosfera museale

museumblogs.org > Blogosfera museale

museumblogs.org > Blogosfera museale

Come si vede dall’immagine i blog museali (o che trattano di tematiche museali) sono in costante aumento.

Un fatto interessante però è che il “museum blogging” non riguarda solamente il rapporto dei musei con i possibili fruitori/visitatori ma anche la creazione di una fitta rete di rapporti con le altre istituzioni, che non può che giovare all’intero patrimonio culturale.

E’ quanto emerge da una fondamentale ricerca del 2007, Radical Trust: The State of the Museum Blogosphere:

The survey and the response to it reveals an emerging museum blogging community. More than 60 percent of the known museum blogs participated in the survey. Many museum bloggers comment on each other’s postings and, as the survey revealed, over 80 percent link to other museum blogs. Anecdotally, the two authors of this paper ‘met’ while commenting on each other’s blogs, and agreed to conduct this survey and write this paper without first meeting in person.

Dovrebbe essere proprio questo il senso ultimo di un blog, e cioè creare, stimolare e sviluppare una comunità di interesse, non essere solamente una via per pubblicare le solite news sugli eventi e le mostre del museo: è necessario quindi adottare una community strategy e non una publishing strategy.


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Archimuse > Community

Archimuse > Community

 

Ho già parlato in un altro post della più prestigiosa conferenza annuale sul tema musei e nuove tecnologie, “Museums and Web” organizzata da Archives & Museum Informatics: oggi ci tengo a segnalare la relativa community online.

News, blogs, forum, immagini: tutto relativo all’attività che tantissimi professionisti museali svolgono in giro per il mondo! Non solo: ci sono pure offerte di lavoro interessanti (sempre in ambito tecnologico/museale).

Siete un precario sviluppatore web impolverito in qualche triste museo pubblico? 

Guardate questa offerta made in Uk, da parte del British Museum! In bocca al lupo!

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