Feeds:
Articoli
Commenti

Posts Tagged ‘Flickr’

Il blog della conferenza Museums and the Web offre sempre molte notizie relative a progetti digitali dei musei di mezzo mondo. Tuttavia, come ho già scritto altre volte, i contenuti forse più interessanti sono quelli relativi alla ricerca del personale da parte di musei e istituzioni culturali (soprattutto USA).

Trovo questi annunci molto utili per 3 motivi:

  • spesso offrono esperienze lavorative davvero notevoli per chi è interessato ai nuovi media in ambito museale.
  • mostrano l’estrema attenzione che certe realtà culturali hanno nei confronti del digitale.
  • consentono di vedere sia quali sono le attività previste sia quali sono le competenze richieste. Ci si può fare dunque un’idea precisa delle nuove professionalità che molti musei vanno cercando.

In questo senso, il Metropolitan Museum of Art è alla ricerca di un Online Community Manager.

The Digital Media department is looking for an Online Community Manager to lead social media efforts for the Metropolitan Museum of Art. Working under the direction of the Senior Manager of Online Marketing & Community Development, the Online Community Manager will encourage, facilitate, and develop relationships with the Met’s online audience through a range of social media and networking sites.

Queste le attività previste:

* Provide daily content with SEO value, track metrics, monitor and respond to conversations
* Plan and implement creative programs to grow fan base, traffic to websites, and engagement
* Manage the Met’s communities on Facebook, Twitter, Flickr, FourSquare, Tumblr, and other social media
* Develop and manage editorial calendar for key social media initiatives, and publishing status updates and reports, as appropriate
* Moderate blog comments and participate in blog discussions
* Listen to users and solicit and interpret user feedback
* Translate feedback into actionable recommendations for audience and revenue growth
* Analyze and report on user activity data; develop the Museum’s understanding of visitors’ behavior and their connections to us online
* Moderate and be the voice of the community and the translator between the users and the Museum’s stakeholders.

Per quanto riguarda le competenze richieste e tutti i contatti, leggete il post completo qui.

Read Full Post »

Come tutti saprete è stato recentemente inaugurato il MAXXI – Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo in via Guido Reni a Roma.

Ero curioso di vedere che direzione sarebbe stata presa per l’attività legata a social media e community online: il website istituizionale è ancora in fase di lavorazione ma è già ampiamente visibile in homepage la sezione community.

Un nuovo spazio per incontrare e far incontrare i visitatori reali e virtuali del MAXXI, uno spazio pensato per condividere idee, interessi, esperienze, opinioni sul mondo della creatività contemporanea.

4 sono le piattaforme in cui trovare il MAXXI: Facebook, Twitter, Youtube, Flickr.

E’ ancora molto presto per capire la qualità della comunicazione in questi presidi (tono, frequenza di intervento, interazione e soprattutto gestione delle criticità/commenti negativi) ma per quanto riguarda la customizzazione grafica sorprende la qualità sia della pagina Facebook sia del profilo Twitter.

La pagina Facebook ha una splendida immagine di profilo, molto ampia, mentre la sezione riquadri nasconde, sacrificandola un poco, una bella pagina customizzata che informa sulle mostre presenti nel museo (ma perchè non realizzare una landing page denominata Mostre in corso?).
Relativamente alla creazione di landing page fortemente customizzate su Facebook c’è chi sostiene che queste spiazzino l’utente, essendo a volte molto diverse dalla restante struttura di Facebook: nel profilo TATE, ad esempio potete vedere un utilizzo massiccio di queste pagine, mentre il MoMA opta per pagine più sobrie.

Ad ogni modo credo che la soluzione migliore sia forse quella di utilizzare le landing page in occasione di nuove mostre facendo atterrare gli utenti solo per il periodo di lancio dell’evento, in modo da risultare poco invadenti.

Ecco un articolo di Jim Richardson sull’attività in Facebook di TATE.

Tornando all’attività digitale del MAXXI al momento è ovvio che la comunicazione sia quasi interamente formata da avvisi di eventi e presentazioni: vedremo se, soprattutto per quel che riguarda i tweet, in futuro si adotterà un dialogo con gli utenti.
Ancora più importante sarà capire se ci saranno progetti in grado di mescolare online e offline, user generated content e materiale professionale.

Read Full Post »

Oggi vi segnalo un nuovo esempio di Social Media Strategy museale: il museo in questione è il Tasmanian Museum and Art Gallery (TMAG).

Tasmanian museum and art gallery

La strategy è relativa al periodo 2010-2012: i punti chiave riguardano lo sviluppo di una social media policy, una social media guide, e il lancio di alcuni progetti pilota (tra questi ci sono podcast, webtv, flickr).

Ecco alcuni punti della guida:

  • Length – make sure you post, comment, video or audio isn’t too long. If you need to add lots of information maybe consider a short summary and link to a larger document for those who want more.
  • Personal – write from your point of view. It gives the reader a better idea of what kind of person they are dealing with and puts the ‘social’ into social media.
  • Multimedia – use pictures, video and audio as much as possible to tell your story.
  • Consistent – if you are going to participate do it regularly, even it is only once a week or month then do it every week or month.
  • Engage – add your posts, comments, video and photos in a way that encourages people to comment or reply with their own content. It’s not a soapbox it’s a place to meet and share.
  • Consult – social media is a great way to see what people think of your work, projects, ideas etc. Don’t be afraid to ask otherwise you’ll never know.

Il documento, estremamente semplice nella sua struttura ma piuttosto interessante, è disponibile in versione pdf (13pp – 40kb)

All’interno della disucussione Social Media Handbook su Museum3.0, si trova anche un messaggio dell’autore, Brent Blackburn.

I have done a social media strategy for the Tasmanian Museum and Art Gallery which is more for sign off by our director so we can proceed with initiatives. It has statements on what social media is, how using it meets the strategic goals of the Museum, a simple usage policy and short style guide (which needs a lot of work).
I have also appended project plans to get discussion going of actual things we could do.

Conoscete qualche social media strategy interessante di musei o altre istituzioni culturali?

Read Full Post »

Dopo quella a Luca Melchionna del Mart di Trento e Rovereto, nuova intervista esclusiva per Fucktorymuseum 2.0.

Questa volta indaghiamo l’attività online del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia L. Da Vinci di Milano: lo facciamo attraverso lo splendido racconto di Paolo Cavallotti, dell’Ufficio Internet e Media Interattivi.

Ci sono anteprime, progetti futuri e una spiegazione approfondita di come si fa innovazione all’interno di una realtà museale di prestigio: assolutamente da non perdere! Provvederò nei prossimi giorni a realizzare su ISSUU un mini-eBook in modo da rendere questo preziosissimo contributo maggiormente fruibile a tutti.

Di seguito trovate l’intervista: prima però ci tengo a ringraziare per la cortesia, la disponibilità e la competenza Paolo Cavallotti e lo staff del Museo.

MuseoScienza > Il Museo sui social network

Chi si occupa delle attività digitali del museo? C’è uno staff dedicato?

Il Museo Leonardo da Vinci è stato il primo museo in Italia (fin dal 1998) ad investire sui media digitali con personale interno dedicato a lavorarci. Dal 2001, col passaggio a fondazione di diritto privato e la nuova direzione, questa strategia è stata perseguita con sempre maggior convinzione e investimenti con la strutturazione dell’ ufficio “Internet e Media Interattivi” che si occupa del sito web e di tutte le attività digitali del Museo.
Oggi l’ufficio è costituito da quattro persone, assunte a tempo indeterminato, che lavorano a tempo pieno su questo.

Il museo ha una sua pagina Facebook ed anche un profilo Twitter: come organizzate l’attività in questi social media? Quale progettualità c’è dietro la gestione di questi presidi? Quali sono i vantaggi e le problematiche riscontrati nell’utilizzo di questi strumenti?

Facebook e Twitter hanno caratteristiche diverse e quindi cerchiamo di usarli in modo diverso per sfruttare il loro potenziale.
Su Facebook abbiamo cercato di aprire un canale di dialogo con i nostri utenti più informale e diretto, in modo che i nostri visitatori più affezionati (ma anche chi ci conosce poco) abbia la possibilità di interagire con noi in modo immediato e non filtrato.
Cerchiamo di non essere troppo invasivi e martellanti presentando sulla nostra pagina solo alcune delle nostre attività, quelle che meglio si prestano al canale o quelle più adatte al tipo di pubblico che lo usa.
L’immediatezza dello strumento ci permette anche di poter raccontare e aggiornare i nostri “fan” su progetti in divenire e su i “dietro le quinte”.

E’ inoltre un ottimo luogo di fidelizzazione di utenti selezionati.

Per questo abbiamo recentemente fatto anche un piccolo concorso a premi (in occasione dell’inaugurazione di un nuovo laboratorio);  un modo simpatico e interattivo per introdurre un nostro tema (nel caso specifico l’alimentazione) , coinvolgere i nostri utenti in modo interattivo e … dargli qualcosa in cambio. In futuro faremo altre di queste attività: coinvolgeremo i nostri fan portandoli ad usare maggiormente i nostri contenuti online e dando loro in cambio visite guidate gratuite direttamente con i curatori del Museo all’interno delle sezioni organizzate esclusivamente per questi utenti.

Un altro rapporto di scambio che trovo interessante, attraverso Facebook, è quello di rendere disponibile in anteprima solo ai fan della pagina del contenuto non ancora disponibile a tutti. Un modo per far sentire “privilegiati” i fan e allo stesso tempo ottenere in cambio dei feedback utili per migliorare il proprio lavoro.

Come sempre la difficoltà è quella di riuscire a coinvolgere attivamente gli utenti, saper trovare le giuste cose che sappiano stimolare le persone a dare un contributo attivo. Per ora i primi riscontri sono positivi ma di sicuro la strada è ancora lunga e considero questo primo periodo proprio una sperimentazione in questa direzione.

Su Twitter per ora non abbiamo fatto tantissimo (in Italia è anche molto meno usato) ma per la sua natura è il luogo adatto per fare racconti/cronache in tempo reale di attività che si svolgono al Museo in quel preciso istante (cosa che se venisse fatta sulla pagina di Facebook rischierebbe di risultare molesta intasando le bacheche dei nostri fan).
Lo abbiamo fatto ad esempio in occasione della giornata di inaugurazione della nuova Area Nanotecnologie.  Essendo la giornata aperta solo ad ospiti e stampa abbiamo fatto su Twitter una cronaca in tempo reale di tutto quello che stava avvenendo, corredandola con foto scattate e pubblicate in tempo reale su Flickr. Un bel mix per consentire a tutti di prendere parte ad una giornata ricca di contenuti ma non fisicamente aperta a tutti.

Su Twitter più che di difficoltà parlerei di potenziale ancora povero dato dal poco uso che viene fatto in Italia di questo canale.

Avete in programma di aprire altri profili per la condivisione di contenuti (flickr e Youtube o blog)?

Su Flickr e Youtube ci siamo già, anche se non abbiamo ancora lanciato ufficialmente i due canali (cosa che avverrà a breve).
Flickr probabilmente continueremo ad usarlo nel modo spiegato prima, come integrazione alle cronache che faremo su Twitter. Valuteremo successivamente se usarlo anche per la pubblicazione di tutte le gallery di foto che il Museo crea e mette a disposizione sul proprio sito (e talvolta su Facebook).
Youtube invece conterrà la gran parte della produzione video del Museo (sempre più ricca). Sarà speculare alla sezione Video Museoscienza del nostro sito che metteremo online in contemporanea (sempre tra pochi giorni).
Abbiamo deciso di non tenere i nostri video solo sul nostro sito o solo su Youtube (facendo enbedding sul nostro sito) ma di pubblicare le nostra produzione video su entrambi i canali parallelamente.

Presto probabilmente realizzeremo anche un blog che possa fare da diario per raccontare l’attività dei ricercatori sulle nanotecnologie che stanno svolgendo il loro lavoro all’interno del Museo (nell’area Nanotecnologie infatti i visitatori possono vedere e interagire con dei ricercatori che svolgono la loro attività di ricerca alla luce del sole, davanti al pubblico).

Avete realizzato progetti che mescolino attività online ed offline?

Da diversi anni molta della nostra produzione online è legata all’attività offline.
Abbiamo progetti interamente online (come il progetto “Cimeli! Una ricerca virtuale al Museo”) che partono da attività offline e che cercano di stimolare a venire al Museo per rendere l’attività online più ricca e completa.
All’interno della sezione Televisione del  Museo abbiamo realizzato una postazione multimediale nella quale i nostri visitatori possono lasciare un loro contributo video (rispondono ad alcune domande registrando i loro contenuti attraverso una webcam) sul tema dell’uso della televisione oggi. Una scelta di questi contributi verrà pubblicata sul nostro canale di Youtube.
Anche per altre sezioni o mostre in passato abbiamo cercato di stimolare i nostri visitatori ad attività online che si integrassero con la visita fisica al Museo.

Come risponde il pubblico alle vostre iniziative digitali? I social media vi hanno aiutato a migliorare la comunicazione con il pubblico?

L’attività digitale che da molti anni facciamo ha sempre ottenuto un ottimo riscontro dal parte del nostro pubblico, in termini di numeri e di visite.
Quando si entra nel merito del chiedere un contributo attivo il campo si fa sempre più spinoso. In passato abbiamo talvolta chiesto troppo al nostro pubblico, imparando la lezione che è molto difficile ottenere molti contributi quando l’attività che viene proposta è troppo lunga o strutturata. Con attività più semplici ed immediate i risultati sono invece sempre stati ottimi.

Nel merito invece di comunicazione diretta col nostro pubblico direi che sono proprio questi nuovi canali di cui abbiamo parlato ora ad offrirci un nuovo scenario di interscambio e comunicazione.
Siamo ancora in una fase abbastanza nuova e non mi sbilancerei in responsi definitivi in merito, però devo dire che i segnali sono ottimi. Otteniamo frequentemente feedback sui nostri lavori, domande e richieste (come suggerimenti su quali attività fare) che in passato attraverso altri canali più raramente ricevevamo.
Penso che se ci si sa porre nel modo giusto, se si usa il giusto linguaggio, si ha la possibilità di ottenere un dialogo diretto che può portare una comunicazione molto fruttuosa col proprio pubblico. E sinceramente questa cosa la sto già toccando con mano in questi mesi.

Per quanto riguarda l’attività digitale, quali sono i progetti per il futuro?

Un po’ di cose te le ho anticipate prima (Youtube, un maggior uso integrato di Twitter e Flickr, anteprime, giochi e concorsi su Facebook…) e in generale tutta l’attività attraverso i social network verrà sempre più potenziata .
Continuerà anche l’attività della nostra webradio (Radio Museoscienza) che alterna un palinsesto di registrazioni degli appuntamenti, conferenze e dibattiti che si sono svolti al Museo negli ultimi anni, ad appuntamenti dal vivo (con incontri con esperti su tutti i nostri temi) durante i quali gli ascoltatori possono anche interagire e fare domande via chat.

C’è poi  in effetti un altro grosso cambio sostanziale che sta per arrivare.

Tra pochi giorni (primissimi giorni di aprile) il sito del Museo cambierà faccia, diventando un vero e proprio magazine con una homepage molto più ricca di contenuti rispetto a quella attualmente online. L’aspetto multimediale e interattivo verrà fortemente potenziato, molti contenuti multimediali saranno fruibili direttamente dalla homepage, finanche l’interazione attraverso i social network sarà attiva direttamente dalla copertina.

Nascerà inoltre una nuova sezione del sito (che prenderà il posto dell’attuale sezione Online) dedicata a tutti gli approfondimenti disponibili sul sito. Negli anni abbiamo realizzato e sviluppato un’enorme ricchezza di contenuti di approfondimento sulle nostre tematiche tecnico scientifiche che fanno davvero del nostro sito web un’ottima risorsa per tutti coloro che sono interessati ai nostri temi. Ci siamo resi conto che la struttura attuale del sito e della homepage stava rischiando di tenere troppo nascosti molti di questi contenuti e abbiamo così deciso di realizzare una sezione che contenga tutti questi contenuti e li metta a disposizione dei nostri visitatori potendoli navigare per temi o per linguaggi (video, audio, documenti, esperienze online…).

Inoltre la ricca offerta di contenuti audio e di contenuti video che possiamo mettere a disposizione ci consente di realizzare a breve un’offerta di podcasting (sia video che audio) alla quale i nostri utenti si potranno abbonare gratuitamente.
Stiamo anche iniziando a progettare applicativi per palmari e smartphone che si andranno ad unire ai contenuti scaricabili via bluetooth che già attualmente sono disponibili per i nostri visitatori all’interno del Museo (nella sezione sui Telefoni è possibile ricevere sul proprio cellulare le suonerie dei telefoni d’epoca presenti in sezione, che poi il visitatore si potrà salvare e usare come suoneria del proprio telefono).

Più in generale continueremo a sviluppare contenuti e attività digitali legati a tutti i progetti del Museo.
Ormai da tanti anni questi linguaggi sono considerati dal Museo come strumenti privilegiati e strategici e ormai non esiste progetto o attività che non venga da subito progettata ragionando anche sulla possibilità di sfruttare l’attività digitale.

Read Full Post »

Ci sono progetti che mostrano in modo nitido quelle che sono le potenzialità dei nuovi media applicati ai contenuti artistici/culturali: ne abbiamo visti diversi, soprattutto grazie a progetti come Flickr The Commons.

I questo senso è esemplare il progetto di valorizzazione delle fotografie The American Image di John Collier Jr. scattate durante la seconda guerra mondiale: un website interattivo (collegato a flickr) che consente di “lavorare” con queste foto, soprattutto a scopo didattico.

Come?

Attraverso tre possibili azioni di approfondimento:

  • Comparazione delle foto
  • Commenti e approfondimenti sulle tecniche fotografiche
  • Montaggio User Generated del proprio clip video

Ecco come si presenta la home page: semplice, immediata, senza fronzoli ma con tutte le info che servono.

The American Image

Se volete sapere di più su come è stata organizzato tecnologicamente il progetto, andate qui

La cosa forte è che per ogni azione c’è una guida scaricabile in pdf per gli insegnanti: in questo modo nelle scuole sarà possibile avere tutto il necessario per svolgere al meglio l’attività didattica. Un accorgimento non da poco. Guardate ad esempio come è organizzata la pagina di Shooting Script.

Chi ha curato il progetto?

The American Image: The Photographs of John Collier Jr. was developed with a grant from the National Endowment for the Humanities. The Maxwell Museum of Anthropology and College of Education’s Technology & Education Center (TEC) at the University of New Mexico collaborated with Ideum to develop this interactive website

New media + Musei + Didattica. Niente male.

Read Full Post »

In due brillanti post Jim Richardson prova a spiegare i benefit, per l’attività museale, derivanti dall’utilizzo di Blog e flickr.

Per quanto riguarda flickr, ormai ci sono moltissimi musei nel mondo che utilizzano questa piattaforma e anche io ne ho scritto in diversi post (vedi Come utilizzare Flickr “The Commons”). Jim offre un rapido elenco di esempi d’utilizzo di questo strumento:

  1. Opening up the archives
  2. Contributing to exhibitions
  3. Crowd-sourcing advertising
  4. Crowd- sourced curating on Flickr
  5. To engage audiences with games

Trovate screenshot e dettagli nel post Five ways in which Museums are using Flickr.

E’ davvero straordinario vedere progetti così creativi realizzati grazie al web e con pochi soldi investiti: idee valide, anche di puro intrattenimento, che denotano una grande attenzione all’esperienza dell’utente/fruitore.

Indianapolis Museum of Art > IMA Blog

Per quanto riguarda i blog museali, anche qui l’argomento è stato trattato più volte e infatti, nel post di Jim, non ci sono sostanziali novità ma comunque tante cose utili e da tenere bene in mente se si vuole affrontare l’avventura di un blog museale. Ecco le domande che si pone:

  • Why museums should blog
  • What to write on a museum blog?
  • Who should write your museum blog?
  • How often should a museum blog?
  • Get ready for a conversation!

Vi consiglio dunque di leggere il post Why museums should blog: breve, chiaro e utile come spesso capita con gli articoli di Jim Richardson.

Secondo voi manca qualcosa ai punti sopra esposti? Io credo di si e infatti lo si trova nei commenti all’articolo.

Che ne pensate? Ci sono esempi brillanti di blog museali italiani? O dell’utilizzo originale di flickr? Sarei felice di scoprirlo!

Read Full Post »

buildAR

L’incontro Common Groud tenutosi recentemente a Sydney (di cui vi avevo già parlato in un precedente post), è stato l’occasione per presentare un’applicazione che mescola la cosiddetta realtà aumentata con l’attività 2.0 del museo, in modo davvero brillante.

Ho già scritto diversi post relativi all’intensa attività online del Powerhouse Museum di Sydney e precisamente sulla loro massiccia presenza fotografica all’interno del progetto The Commons su Flickr: bene, questo loro materiale è stato riutilizzato da Rob Manson e Alex Young per creare un’applicazione di Augmented Reality.

In che modo?

I due hanno caricato 400 immagini storiche di Sydney prese dall’archivio Commons del museo come POIs (pubblici punti di interesse): in questo modo, girando per Sydney e puntando la camera del nostro device è possibile vedere in tempo reale le immagini di come era quel luogo anni e anni prima, ricevendo anche molte informazioni direttamente da Flickr o dalle schede del museo.

buildAR_2

We’re in the process of creating layers for a lot of people at the moment and another great example is with the Powerhouse images that were released into the Flickr Commons. We loaded over 400 of these images as public POIs so now you can wander around Sydney with your phone and see beautiful historic images of the local area around you. You can then just tap on the POI/photo and you get the option to go directly to the Flickr page for that image, or even better straight to the Powerhouse page with all the historic information and the original image.

Potete leggere l’intervista realizzata da Seb Chan ai creatori dell’applicazione e del Mobile Reality Browser Layar, qui.

Read Full Post »

Mart - Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto

Mart - Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto

Intervista esclusiva con Luca Melchionna, collaboratore settore Comunicazione del Mart, che ci spiega la strategia 2.0 (Facebook, Twitter, Flickr, Social Tagging, Blog, ecc.) del Museo: un’avventura non priva di problematiche ma che si contraddistingue per una visione attenta dei nuovi strumenti web e delle opportunità che offrono all’attività museale.

Per chi non volesse leggere qui tutta l’intervista (molto dettagliata ed interessante), ho preparato un mini e-book dal titolo “L’avventura 2.0 del Mart” che si può sfogliare e scaricare da ISSUU.

Non perdetevelo perché rappresenta una bella testimonianza di utilizzo del web da parte di un’istituzione culturale italiana, di certo non una consuetudine.

Un ringraziamento a Luca per la disponibilità.

Il Mart è uno dei pochissimi musei italiani ad avere una così ampia presenza online, in particolare negli ambienti 2.0 (Facebook, Youtube, Flickr, Twitter). Quando e come è venuta  l’idea che il museo poteva “vivere” anche in questi presidi?

E’ nata a fine 2006, come naturale evoluzione di un duplice processo. Innanzitutto un potenziamento globale di tutte le attività di comunicazione, incentrato su un grosso lavoro di ufficio stampa; il Mart è stato molto lungimirante, e ha creato un ufficio comunicazione di prim’ordine. Dall’altro, il rinnovamento completo di un sito web che era invecchiato troppo in fretta. La spinta finale è arrivata dall’arrivo al Mart di un “presidente tecnologico”, Franco Bernabè, e da un Consiglio di Amministrazione che ha posto degli obiettivi chiari per la comunicazione online.
La traduzione concreta di questi stimoli ha significato prendere consapevolezza che:

  • nel giro di pochi anni la presenza sul web delle istituzioni diventerà un indicatore come altri di autorevolezza istituzionale. Piano piano tutti stanno capendo che l’idea che il web minacci l’autorevolezza dei musei è sbagliata.
  • essere assenti dal web partecipativo è per definizione impossibile; non partecipare non significa affatto non esserci, ma piuttosto cedere ad altri il controllo sulla propria reputazione. Questo è un punto decisivo che risulta utile nella contrattazione delle strategie con i livelli alti della direzione museale
  • I soldi seguono le innovazioni, anche in un mercato opaco come quello italiano. Stare fuori da questi processi incide sui bilanci traballanti dei musei. Non sono discorsi campati in aria: le aziende prima di dare soldi a un’istituzione vogliono capire se sa parlare ai suoi utenti. Perché le aziende vogliono utenti che non raggiungono, mica l’istituzione in quanto tale!
  • è vero che i problemi di diritti e copyright sono notevoli. Ma è altrettanto vero che stanno cambiando le regole del copyright a livello internazionale, quindi stare fermi per paura di fare casino è una scelta comoda ma suicida. E’ meglio partecipare a una riscrittura delle regole che stare in disparte.

E’ stata costruita una strategia di intervento in questi presidi?(magari analizzando qualche best practice?)

Il tempo è poco, e ogni intervento va mantenuto, quindi le strategie sono essenziali. La soluzione più intelligente mi è sembrata quella di prendere spunto dai migliori (Brooklyn Museum), di controllare le discussioni di Museums & the Web, dei gruppi di lavoro dei professionisti del settore su LinkedIn, e di seguire alcuni blogger autorevoli, in testa a tutti Nina Simon. In base ai risultati di questa analisi abbiamo scelto alcuni interventi invece di altri, lasciando naturalmente anche un po’ di spazio per esperimenti episodici, senza i quali si perde entusiasmo. Mi pare che le regole chiave nel decidere su quale social network posizionarsi siano

  • imparare a usarlo bene, a capire chi lo legge, che autorevolezza ha, quali sono gli interessi commerciali in gioco, in che fase di hype si trova. E’ un tipo di lavoro a cui gli addetti stampa sono abituati, anche se magari finora sono stati abituati a farlo solo per i giornali. I giornali bisogna non solo leggerli, ma anche “decostruirli” capendo chi li controlla, chi li legge, che peso hanno gli editorialisti ecc. Per i social network va fatto un lavoro simile, imparando a usarli. Non si può capire il web 2.0 standone fuori.
  • Darsi un obiettivo. Quelli possibili sono tanti. Branding istituzionale, innovazione, comunicazione interna, comunicazione territoriale, gestione dei rapporti con professionisti e opinion-makers, comunicazione virale, allargamento dei gruppi demografici, redenzione dell’immagine istituzionale.

Avendo fatto la fatica del punto 1, sarà possibile capire quali sono gli obiettivi e quali gli strumenti adatti ai per raggiungerli.

E quali sono gli obiettivi che vi siete posti?

  1. Diventare il miglior museo italiano come qualità della presenza online
  2. Aumentare la conoscenza del patrimonio artistico del museo
  3. Sedurre persone autorevoli che orientano le opinioni di piccoli gruppi, e portarli al museo
  4. Allargare le modalità attraverso cui diffondere informazioni di servizio
  5. Raggiungere fasce demografiche escluse dalla nostra comunicazione perché troppo difficili da raggiungere con strumenti tradizionali da un museo
  6. Avvicinare l’istituzione alle comunità locali del Trentino Alto Adige
  7. Dare evidenza all’enorme lavoro fatto dal Mart per costruire rapporti con enti e aziende vicine, nazionali e internazionali
  8. Offrire più facilmente comunicazione in lingue diverse dall’italiano quando serve
  9. Dare visibilità a un patrimonio di documenti multimediali già presente al museo
  10. Dare visibilità e sfruttare la notevole rete di collaborazioni internazionali creata dal Mart in questi anni

L’attività 2.0 è compito esclusivo dell’ufficio comunicazione o c’è una partecipazione trasversale dello staff museale?

Come per ogni cambiamento, questo lavoro inizia da chi ha una visione, che poi (se è valida) viene fatta propria e condivisa da gruppi più ampi.  I musei sono più lenti di altre istituzioni a cambiare, ma non è questo il punto. Per arrivare a una partecipazione trasversale bisogna lavorare con chi ci sta, indipendentemente dal fatto che si occupi di informatica, storia dell’arte o comunicazione. E bisogna avere fiducia nel fatto che le attività 2.0. per loro natura, incuriosiscono e affascinano. Al Mart questo processo graduale è iniziato: i nostri curatori, operatori della didattica e alcuni degli artisti coinvolti dal museo partecipano se stimolati, e qualcuno comincia a farlo anche spontaneamente.

Allargando la visione, la cosa curiosa mi pare quella che nei musei italiani non sono affatto gli informatici a spingere per usare strumenti 2.0 Molto spesso gli informatici che lavorano nelle istituzioni non hanno una vita digitale. Non che sia un obbligo, per carità. Queste cose non fanno parte del loro orizzonte umano e professionale. Fanno altre cose, gestiscono i sistemi, le macchine. Lamentarsi non ha senso. Anzi, io la vedo in positivo. Il campo è libero per i professionisti della comunicazione, che una volta formatisi adeguatamente, possono facilmente accreditarsi con competenze in questo campo.

Infine, faccio notare due fatti nuovi

  • in Italia nel 2008-9 abbiamo assistito a un fenomeno nuovo, l’alfabetizzazione web di massa su facebook per milioni di persone che avevano saltato internet negli anni ’90.
  • l’esplosione dei contenuti web sui cellulari, in una nazione che ha il quasi primato mondiale della diffusione dei telefonini

Tutto questo per dire che i professionisti della cultura che si auto-escludono dal web, probabilmente non lo faranno ancora a lungo.

Gli strumenti 2.0 consentono un’interazione costante con il pubblico: molti musei internazionali hanno dato vita a progetti online in cui era l’utente l’attore principale (contest online fotografici o video, realizzazione di nuovi contenuti, votazioni, tagging, ecc.) Avete realizzato (o realizzerete) progetti User Generated Content?

L’idea di creare UGC c’è dal 2007. Stiamo lavorando lentamente su molte cose, tra cui sì, c’è anche il social tagging della collezione permanente. Com’è evidente a tutti, in questo caso abbiamo un problema che non è solo tecnico, ma anche di politica museale: accogliere i contenuti degli utenti, magari sul patrimonio, comporta una ricerca di nuovi equilibri molto delicati con curatori interni ed esterni, con gli archivisti (per chi ha una biblioteca), e naturalmente con la direzione. Il mio compito non è quello di elaborare e nemmeno di discutere le politiche museali, ma quello di attuarle. Avendo un direttore e un presidente lungimiranti, ho praticamente campo libero, ma i tempi di sviluppo non sono quelli rapidissimi del web. E in un certo senso, per fortuna che è così. La dittatura del presente fa male quando si programmano progetti ambiziosi.

Finora abbiamo quindi fatto esperimenti in contesti meno sensibili, come concorsi fotografici (con Claudio Abate), una promozione su Second Life, o iniziative per portare al museo qualche utente Facebook. Abbiamo poi una pagina per commentare le opere esposte. Anche la scelta di ospitare tre link a rotazione in homepage è un UGC, perché coinvolgiamo artisti, curatori, giornalisti.

Ci tengo a specificare che queste cose non ci costano un centesimo (o comunque un’inezia se paragonate ai manifesti per strada o agli spot delle mostre blockbuster di grandi fondazioni private), e richiedono ore-lavoro molto contenute da parte di dipendenti e collaboratori del museo. In compenso, hanno un alto valore aggiunto in termini di comunicazione.

La cosa più temeraria che abbiamo osato finora è il box Twitter in homepage, attivo da pochi giorni. Questo di fatto è portare UGC in un luogo sensibile, perché basta fare un retweet e un commento di un utente (o di un curatore esterno?) si trova in contesto istituzionale. Naturalmente per ora manteniamo un controllo editoriale totale sui tweets, ma in futuro delegheremo gli update a una cerchia più ampia.

Stiamo lavorando a tutte le novità. Non siamo impauriti, vogliamo gestire il cambiamento. Sceglieremo le migliori e le porteremo avanti.

C’è spesso, da parte dei responsabili museali, un po’ di paura nel condividere online dei materiali, soprattutto per questioni legate al copyright (penso alle collezioni su Flickr, o a certe video interviste su Youtube). Qual è la vostra esperienza in merito?

Mi sono reso conto che ci sono diversi tipi di paure, alcune giustificate, altre meno. In tutti i casi, sottovalutarle è suicida. Bisogna capire e valutare. La paura di infrangere il copyright e trovarsi a processo è molto seria. E’ folle fare i techno-optimist e non prenderla in considerazione. Invece, va portato all’attenzione di curatori e direzione il fatto di cui sopra, e cioè che le regole del gioco stanno cambiando. Ad esempio, può essere utile fare leva sull’esperienza altrui. Nel momento in cui il Brooklyn Museum mette online immagini su Flickr con la licenza Creative Commons, si possono coinvolgere i colleghi per ragionare con loro su come fare una cosa del genere nel contesto italiano.

Una seconda paura riguarda il timore di perdere autorevolezza e autorità. In questo caso, penso che molti dei timori siano ingiustificati. Proprio per questo, bisogna impegnarsi e spiegare che il web fa parte del mondo reale, e proprio grazie al 2.0 sta diventando *più* reale: ognuno ci mette la faccia, comprese le istituzioni. Quindi il web non è un contesto frivolo dove si perde autorevolezza: è uno strumento di comunicazione che si può usare per molte cose, compresa la tutela della propria autorevolezza. Un modo intelligente per spiegare queste cose a chi resta fuori può essere quello di porsi degli obiettivi intermedi. Ad esempio, se portare la propria collezione su Flickr è uno shock, si può pensare a portarne una parte in un contesto più “protetto” e “istituzionale”, come può essere Europeana.

Per quanto riguarda l’autorità, il concetto è completamente diverso. La mia opinione strettamente personale (quindi in questo caso non parlo come collaboratore del Mart), è che i musei in effetti debbano perdere un po’ di autorità, per il loro bene. Le cose stanno andando così, non c’è niente che possano fare al riguardo: la perderanno e questo farà un sacco di bene ai musei, ai visitatori, alle famiglie, agli artisti, ai dirigenti e ai critici. E’ evidente che la mia è un’opinione di minoranza, in qualsiasi museo italiano. Ma per fortuna nelle istituzioni culturali si può discutere e argomentare.

State progettando anche la creazione di un blog del museo?

Certo, da almeno tre anni! La scelta difficile è quella relativa al livello di controllo editoriale. Per molto tempo, abbiamo guardato, come modello ideale da imitare, ad Eye Level , che ha un livello piuttosto alto di controllo editoriale da parte della direzione. Poi ci sono venuti dei dubbi, e abbiamo valutato la possibilità di usare i blog per coinvolgere voci libere e partner a vario titolo del Mart. Ora stiamo lavorando in questa seconda direzione.

Concludendo, che riscontro avete dall’attività digitale?

Intendiamoci sul riscontro. Facciamo un discorso per analogia. In Italia si valutano i musei in base al numero di visitatori. Chi lavora nei musei e coi musei spesso rigetta questa visione, anche se non lo dice apertamente, perché l’obiettivo principale dei musei non è quello di attirare folle oceaniche, ma quello di promuovere la cultura. Le due cose si sovrappongono, ma solo fino a un certo punto. Chi abbassa il livello culturale e scientifico per attirare più gente, alla lunga la paga, e tradisce il proprio mandato.

Similmente, lo scopo dell’attività digitale di un’istituzione non è “portare gente al museo”. Certo, è anche questo, ma non è questo il punto. Il web è la realtà, non è una versione minore della realtà. Questa consapevolezza è difficile da assumere. Perfino sui siti web online dei grandi giornali nazionali italiani, le notizie che riguardano il web, ad esempio, vengono riportati non nella colonna delle notizie vere, ma nella colonna delle frivolezze (quella a destra su repubblica.it, per intenderci). A meno che non si parli di soldi, ma questo è un altro discorso. Quindi, per concludere, secondo me va fatto uno sforzo per capire che la qualità di un’attività digitale si misura prima di tutto sul web.

E in questo senso tutti gli indicatori che abbiamo, da Google Analytics ai social network, danno ottimi risultati. Non mi metto a fare numeri, ma le metriche sono ottime ,sia per numero che per qualità della partecipazione, e in alcuni casi (frequenza di rimbalzo, tempo medio trascorso sul sito) sono addirittura esaltanti.

In un secondo momento, è altrettanto evidente che il nostro lavoro consiste nel portare questi risultati all’interno della comunicazione a tutto tondo del Mart, e allora sì che bisogna lavorare per portare gente al museo. In ogni caso, anche se accettassimo la dittatura dell’auditel museale, siamo molto soddisfatti perché le analisi statistiche commissionate dal museo mostrano che i visitatori raggiunti e convinti attraverso il web sono in notevole aumento, sia in valore assoluto che in percentuale sul totale dei visitatori.

Read Full Post »

common_groud_Flickr

Il 2 e 3 ottobre 2009 le istituzioni presenti su Flickr The Commons (ho già spiegato questo progetto in altri post) proietteranno  all’interno dei propri spazi espositivi le foto più votate dagli utenti, attraverso un’unica  slideshow.  Se avete un account Flickr c’è ancora qualche giorno per votare le vostre immagini preferite.

Il progetto intitolato “Common Ground – The global Flickr Commons Meetup October 2&3” sarà un’occasione d’incontro tra la comunità globale di flickr e le realtà locali vicine ai vari musei: inoltre è un modo per ringraziare tutti gli utenti che hanno taggato, commentato, visto e annotato le immagini pubblicate.

Common_Ground

La curiosità è che questo progetto di scala mondiale è nato da scambi di mail tra prestigiose istituzioni mondiali: precisamente l’idea è venuta a Shelley Bernstein (Brooklyn Museum), Ryan Donahue (George Eastman House) e Paula Bray (Powerhouse Museum).

Ennesimo esempio di quello che può portare un onesto, intenso e informale scambio di idee e progetti tra varie istituzioni: leggendo gli obiettivi di Common Ground si capisce subito la passione e la voglia di utilizzare le possibilità del Web per diffondere e accrescere la conoscenza.

Common Ground is challenging the notion of the museum professional selecting images to show the public. The aim of Common Ground is to have the community-curated slideshow seen by as many people as possible even after the event is over. We want this to be available for other purposes too – it will be able to be downloaded and used by teachers and others after Common Ground is finished.

Come abbiamo già visto per il progetto Democracy, sono sempre di più le iniziative che stimolano l’utente alla partecipazione con i contenuti museali.

Read Full Post »

Powerhouse Museum > Homepage

Powerhouse Museum > Homepage

Dopo un brevissimo periodo di ferie, sono di nuovo qui e vi segnalo una bella presentazione realizzata da Paula Bray del Powerhouse Museum relativamente all’utilizzo di Flickr “The Commons“.
L’utilizzo di Commons da parte del PhM rappresenta un caso di successo e un esempio di condivisione di contenuti nel Web.
Maggiori dettagli sulla presentazione sul sito di MW 2009.
View more documents from Paula Bray.

Read Full Post »

Older Posts »